Stress cronico: quando il corpo resta in modalità “allarme”

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Stress cronico: quando il corpo resta in modalità “allarme”

Come lo stress prolungato altera l’equilibrio ormonale, biochimico e metabolico favorendo l’infiammazione e il dolore.
Lo stress è una risposta naturale e indispensabile alla vita, è ciò che ci permette di reagire, adattarci e sopravvivere.

Il problema nasce quando questa risposta, anziché esaurirsi dopo l’evento, rimane costantemente attiva.

Il corpo resta in “modalità allarme”, e quello che doveva essere un meccanismo di difesa diventa una fonte continua di squilibrio.

Lo stress cronico, infatti, non è solo una sensazione mentale: è una condizione che altera profondamente la chimica interna del corpo, con conseguenze ormonali, metaboliche e infiammatorie misurabili.

Dallo stress acuto dei nostri antenati a quello cronico di oggi

Per i nostri antenati, lo stress era un meccanismo transitorio e salvavita: un predatore, una carestia, un pericolo fisico.

Il corpo attivava rapidamente la risposta di emergenza, rilasciando adrenalina e cortisolo, ma, una volta superato il pericolo, tornava all’equilibrio.

Oggi, invece, i trigger dello stress non sono più minacce immediate ma stimoli continui, spesso invisibili:

  • sovraccarico lavorativo e mentale;
  • iperconnessione digitale;
  • difficoltà economiche o relazionali;
  • isolamento sociale o assenza di tempo per sé;
  • mancanza di sonno, sedentarietà e ritmi disorganizzati.

Questi stimoli, anche se non mettono in pericolo la vita, attivano lo stesso circuito biologico dello stress acuto.

La differenza è che oggi non esiste un momento di scarico: l’organismo non ha più la possibilità di disattivare la risposta d’allerta, come avveniva una volta dopo una corsa, uno scontro o una fuga.

Viviamo, quindi, in uno stato di stress a bassa intensità ma costante, che lentamente logora i nostri equilibri interni.

Cosa accade nel corpo

Ogni volta che percepiamo una minaccia, reale o simbolica, il cervello attiva l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA).

Questo sistema rilascia ormoni come adrenalina, noradrenalina e cortisolo, progettati per garantire sopravvivenza e prontezza.

Ma quando la stimolazione è continua? Ecco cosa succede:

  • il cortisolo rimane elevato per troppo tempo;
  • la sensibilità insulinica diminuisce;
  • si accumulano grassi viscerali come riserva di energia;
  • si altera il metabolismo tiroideo e la produzione di ormoni sessuali;
  • Il corpo riduce le funzioni di riparazione e rigenerazione.

Il risultato è una progressiva disregolazione metabolica, che si traduce in stanchezza, insonnia, dolori muscolari, disturbi digestivi e difficoltà di concentrazione.

Lo stress come fattore pro-infiammatorio

Lo stress cronico genera una condizione chiamata infiammazione silente di basso grado, o low-grade inflammation.

È una risposta infiammatoria sottosoglia, senza segni evidenti come febbre o gonfiore, ma sufficiente a mantenere il corpo in uno stato di allerta costante.

Nel tempo, questa condizione riduce la capacità di riparazione dei tessuti, aumenta la sensibilità al dolore e altera la percezione corporea.

Molte forme di dolore cronico, tensione muscolare e disturbi posturali trovano in questa neuroinfiammazione persistente una delle loro basi fisiologiche.

Il corpo in modalità “allarme permanente”

Quando il sistema nervoso simpatico domina per troppo tempo, il corpo resta intrappolato in una modalità di sopravvivenza:

  • La respirazione si fa più corta,
  • Il tono muscolare aumenta,
  • La digestione rallenta,
  • Il sonno perde la sua funzione rigenerante.

Tutto ciò crea uno squilibrio del sistema nervoso neurovegetativo, ed ogni stimolo viene percepito come una possibile minaccia: anche un piccolo dolore, un imprevisto o una tensione emotiva possono riattivare il circuito dello stress.

L’approccio osteopatico allo stress cronico

L’osteopatia si inserisce in questo contesto con un ruolo chiave: aiutare il corpo a ritrovare la capacità di passare dalla fase di allarme a quella di recupero.

Attraverso il trattamento manuale, l’osteopata agisce sulla regolazione del sistema neurovegetativo, favorendo la riattivazione del tono parasimpatico.

Le tecniche di rilascio somatico e viscerale, unite a un lavoro sul respiro e sulla percezione corporea, possono:

  • Ridurre la tensione cronica dei tessuti;
  • Migliorare la mobilità diaframmatica e la circolazione;
  • Stimolare i processi di rigenerazione e autoregolazione.

L’obiettivo non è eliminare lo stress, ma insegnare al corpo come tornare all’equilibrio dopo ogni sollecitazione, mantenendo la sua omeostasi e favorendo la resilienza.

In sintesi

I nostri antenati affrontavano pericoli brevi e concreti.

Noi, oggi, affrontiamo sfide continue e invisibili, che tengono il sistema d’allerta sempre acceso.

Questo stato di “tensione di fondo” altera la chimica, il metabolismo e la percezione corporea, predisponendo a infiammazione e dolore.

L’osteopatia offre uno spazio di reset: attraverso il tocco, la respirazione e la consapevolezza corporea, aiuta il sistema a ritrovare il proprio ritmo naturale, dove attivazione e rilassamento tornano a collaborare invece di scontrarsi.

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